“Alfabeto della materia sottile” è un percorso visivo e spirituale che si articola in forme, luci e silenzi.
Le opere raccolte in questo ciclo non descrivono, non spiegano: evocano. Sono segni, tracce, soglie.
Ogni immagine è lettera di un linguaggio antico, non scritto, che si rivolge a ciò che in noi resta aperto all’ascolto.
È un alfabeto che non parla la lingua della superficie, ma quella della materia sottile:
ciò che vibra tra visibile e invisibile, tra forma e spirito.
È un viaggio di trasmutazione che si ispira alle quattro fasi della via alchemica:
– nigredo, albedo, citrinitas, rubedo –
intese non come tappe lineari, ma come stati dell’essere in dialogo continuo.
Aprono il cammino due opere in uno stretto rapporto dialogico tra loro:
la prima: “Canto ancestrale”, è l’urlo di dolore di una madre che vede i suoi figli disgregarsi, cadere nel vortice delle divisioni e dell’indifferenza, una voce ancestrale che richiama con un canto alla memoria di sé e della propria origine divina.
La seconda opera: “Risurrezione” è una soglia contemplativa, archetipo universale. In essa si manifesta la prima scintilla: una nascita interiore di chi risponde alla chiamata, un movimento verso l’alto che riconcilia gli opposti.
È da quel silenzio verticale che prende forma il linguaggio della trasformazione.
Premessa
Il tema del viaggio animico, intrapreso con “Il rosso dell’arte”, viene approfondito, abbandonando il figurativo per entrare definitivamente nel campo dell’astrattismo. Forme, colori, suggestioni, si distaccano completamente dal mondo naturale per esplorare il mondo della visione interiore, del simbolismo e del linguaggio archetipico.
Ciò che poteva essere trasmesso con un codice figurativo e razionale, adesso è sublimato in un linguaggio che si rivolge direttamente alla nostra parte animica.
Accanto alla componente visiva propongo un messaggio verbale che funge da riflettore, per dare maggiore comprensione andando ad integrare le opere. Ogni dipinto è quindi affiancato da una composizione poetica che rende il messaggio completo.
“Canto ancestrale”
acrilico e foglia oro su tela 50×50 cm
Madre ancestrale ferita,
che abbraccia, tremando, il creato.
Luce che invoca salvezza,
memoria che chiama all’ascolto.
Dalle viscere del mondo
si irradia un canto antico:
onda che genera,
suono che plasma.
Ricordate chi siete:
mia emanazione,
non corpi spezzati,
ma figli,
amati.
Nota critica
Prima opera fondativa dell’intero ciclo, “Canto ancestrale” si sviluppa come un flusso continuo che attraversa lo spazio pittorico in senso ascensionale.
La composizione è dominata da una transizione cromatica netta: da una zona sinistra in bronzo profondo, densa e materica, si passa gradualmente a una luminosità chiara, quasi eterea, sulla destra. Questa progressione suggerisce un movimento generativo, come un’emanazione di energia o un respiro che attraversa la superficie.
Le linee ondulate, irregolari ma armoniche, creano un ritmo visivo che evoca vibrazioni sonore o correnti vitali. La loro disposizione suggerisce una dinamica di propagazione, evocando un’idea di origine diffusa, cosmica.
Dal punto di vista formale, la stratificazione dei toni metallici, dei blu profondi e dei bianchi caldi genera un equilibrio tra densità e rarefazione, materia e luce. Sul piano simbolico, la composizione può essere letta come un canto visivo emesso da una Madre Terra ferita, ma ancora capace di generare, invocare, ricordare.
La luce dell’oro sul fondo d’ombra scuro, rappresenta la cura, il dolore che viene accolto e abbracciato, ma anche, come nell’arte giapponese del kintsugi, la bellezza del ricomporre ciò che è stato spezzato.
“Canto ancestrale” si configura dunque come una rappresentazione astratta della memoria originaria e dell’unità sottostante al molteplice, un invito all’ascolto profondo di ciò che unisce al di là delle divisioni.
“Risurrezione”
acrilico e foglia oro su tela 60×60 cm

Dalle radici oscure
si leva un canto antico,
respiro di luce
tra terra e cielo.
Nel grembo del silenzio
la luce si fa seme.
Una crepa sottile
scuce il buio,
un filo d’oro
riannoda il tempo.
Un battito,
una soglia.
La vita risorge
nell’asse del cosmo.
Nota critica
Seconda opera in stretto rapporto dialogico con la precedente, “Risurrezione” è una soglia silenziosa, punto d’origine, scintilla della trasformazione. Un varco luminoso si apre in verticale al centro della composizione, mentre sottili ramificazioni dorate attraversano la superficie della tela come vasi sanguigni pulsanti nella materia.
L’opera evoca un processo di integrazione tra gli opposti – luce e oscurità, basso e alto, invisibile e manifesto.
La verticalità centrale unisce la dimensione terrestre e quella celeste, un canto antico che si innalza emergendo dalle profondità. Cerniera e simbolo di unità e pace, l’oro è utilizzato come emanazione luminosa che unisce ciò che è spezzato riprendendo come nell’opera precedente il concetto del kintsugi, ma trasformandosi in una forza d’onda che come vibrazione si espande verso il cosmo per rinnovarlo, portando con sé un ricordo ancestrale. Memoria attiva della possibilità, eco del principio spirituale che precede ogni trasformazione.
Opera verticale e contemplativa, evoca la forza del cambiamento che nasce dalla memoria ancestrale dell’origine divina dell’anima. Quel respiro che unisce terra e cielo. simbolo di rinnovamento spirituale al quale ciascuno di noi è chiamato.
Le quattro opere relative al percorso alchemico sono attualmente in lavorazione.
Il sito verrà aggiornato non appena saranno completate.