Damiana Scandamarro è laureata in architettura al Politecnico di Milano. Coltiva da sempre l’amore per la perfezione e la bellezza universale accostandosi allo studio della tecnica pittorica in modo assolutamente autonomo. Si documenta nella storia dell’Arte, visitando i grandi musei di Londra, Parigi, Copenaghen e New York. La sua alta perfezione esecutiva è frutto di una costante ricerca personale e deduttiva che non lascia indietro alcun dettaglio. Scopre la sua passione in un particolare tipo di tecnica: il pastello secco e materiale cartaceo Clairefontaine Pastelmat.
Dal 2022 è membro dell’Accademia Internazionale di Arte Moderna AIAM LECCO per la Lombardia.
Filosofia
(dal discorso di apertura alla Prima mostra personale del 11/06/2023 a Villa Ciceri, Valmadrera):
“Io penso all’arte come ad una qualità, una caratteristica che nasce con l’artista, un modo di vedere e di essere che nel corso del tempo si manifesta e si esprime attraverso le opere.
La mia arte, quindi, è parte di me da sempre: un tratto della mia personalità fin dall’infanzia, ma le opere hanno visto la luce soltanto di recente, negli ultimi due anni.
Io non vengo da un percorso di studi artistici, bensì tecnico-scientifici. Ciò non mi ha impedito di sperimentare e di trovare infine un mio canale espressivo attraverso il ritratto a pastello.
La potenza del ritratto risiede nella capacità del cervello umano di riconoscere e specchiarsi nell’altro, di captare e di fare propri i sentimenti del prossimo, basandosi sull’empatia. Quando abbiamo davanti un volto, siamo immediatamente in grado di leggere una svariata gamma di sentimenti, emozioni, intenzioni, e la comunicazione è immediata, più incisiva di un intero discorso fatto di innumerevoli parole.
Il secondo elemento che gioca un ruolo determinante, insieme all’espressività dei volti, è la luce: attraverso il rapporto tra il soggetto e la fonte luminosa si vengono a determinare l‘idea e la suggestione di uno spazio, e l’illusione di una temporalità.
Quella che ricerco nei miei ritratti è una luce che avvolga i soggetti, che li accarezzi, li sublimi e ne ricerchi l’essenza, più che la forma.
Lo spazio e il tempo che la luce dei miei dipinti tende ad evocare non sono quindi circostanziali ma trascendenti ed immutevoli.
Per citare una frase dello scrittore Jerzy Kosinski: “Il fine della vera arte non è quello di ritrarre ma di evocare”.
Le mie opere, quindi, non cercano la perfetta e razionale adesione al realismo fotografico, ma pur avvicinandovisi, vedono i soggetti sublimati, avvolti in un alone di mistero e di assoluto.
In questo, la tecnica del pastello secco mi aiuta, con la sua polverosità, la possibilità di creare innumerevoli sovrapposizioni, di miscelare le tinte e di creare texture.”
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